B i t u r b o C l u b I t a l i a
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C i r c o l a r i
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aggiornamento
Circolare informativa dell’attività del Club
(n.4/2003)
A presto vi verrà recapitata la scheda d'iscrizione per partecipare all'ottavo raduno organizzato del Biturbo Club Italia in collaborazione con il Club Storico Faentino.
Per l'occasione, insieme alla solita gita in luoghi suggestivi e storicamente interessanti, stiamo cercando di ottenere il permesso di visitare lo stabilimento di F. 1 della scuderia Minardi!!!
E' morto mercoledì mattina a Modena l'industriale
italo-argentino Alejandro de Tomaso.
Alejandro De Tomaso nasce a Buenos Aires il 10
luglio 1928. Suo padre è un eminente uomo politico più volte ministro e
candidato alla Presidenza. Sua
madre appartiene ad una delle famiglie più facoltose dell'agricoltura in
Argentina. Un legame con la sua terra che non si è mai interrotto come il
simbolo della De Tomaso sta a dimostrare.
Altro non è infatti che la forma del ferro per
marchiare i cavalli della "estancia" della famiglia della madre con
sullo sfondo la bandiera argentina.
Ma la passione per le corse con il passare degli
anni crebbe a tal punto che Alejandro decise di cambiare vita e in pochi mesi
lasciò sia gli studi che l'Argentina.
Arrivò in Italia a 27 anni e l'unica città dove
uno spirito come il suo potesse andare era Modena. Nel 1955 e nel 1956 guidò
per la Maserati e nelle tre stagioni successive per la Osca.
Ma un'altra volta sentì la voglia di cambiare e fu così che fondò la sua casa
automobilistica: era il 1959. Le officine nascono a Modena in località Albareto
e dopo altri successivi spostamenti approdarono alla sede attuale di viale
Virgilio all'angolo con la via Emilia nel '73.
Le prime realizzazioni spaziavano dalla formula junior a un progetto
Indianapolis passando per una Formula 1 equipaggiata con un motore a 8 cilindri
studiato dall'ingegner Massimino.
Le prime vetture sport sono del 1962. De Tomaso era
allora ancora molto legato al nome Osca, una società creata dai fratelli
Maserati dopo la cessione del loro marchio alla famiglia Orsi. Perciò la Osca
diventa la fornitrice delle prime barchetta De Tomaso con due motori: un 1100
molto semplice e un due litri a doppioalbero con camme in testa.
Nell'ottobre 1963 la De Tomaso si fece conoscere
dal grande pubblico. Al Salone dell'auto di Torino venne infatti presentata la
spider "Vallelunga" caratterizzata da un telaio monotrave centrale.
Una caratteristica che si ritroverà anche sulla "Mangusta" e sulla
"Guarà", la De Tomaso del duemila.
Il connubio con la Osca si avviava al termine già
prima che sulla Vallelunga si decidesse di montare un motore Ford da 1500 cc.
Nonostante queste caratteristiche tecniche innovative la "Vallelunga"
venne però prodotta soltanto in 56 esemplari perché non riuscì mai ad essere
una macchina da corsa per la motorizzazione insufficiente, né una gran turismo
per le finiture non impeccabili.
Il telaio monotrave rimane comunque una tappa
fondamentale nella storia di De Tomaso, quasi il marchio di questa
"estancia" sulla via Emilia.
Alejandro De Tomaso dopo la Vallelunga provò a
creare un modello da competizione con un grosso motore, un'idea che sedusse
anche il designer americano Pete Brock, autore della Hino Samurai e della Cobra
Daytona.
Realizzata dal carrozziere Fantuzzi la
"P-70" venne presentata al Salone di Torino nel 1965 con un motore V8
Ford da 5 litri. Al salone Ginevra venne presentata nel '66 un'altra barchetta
con un motore a 8 cilindri da due litri creata da Giorgetto Giugiaro che nel
1965 aveva iniziato a lavorare alla Ghia, la carrozzeria torinese che nel 1967
verrà acquistata dalla De Tomaso.
L'alleanza De Tomaso-Giugiaro darà alla luce
sempre nel 1966 al Salone di Torino la "Mangusta". Un design
aggressivo quello della "Mangusta" che venne messa in vendita con due
motorizzazioni: 4728 cc e 306 cavalli per l'Europa, 4949 cc per 230 cavalli per
la versione americana.
E proprio oltreoceano finiranno ben 280 delle 400
"Mangusta" che furono prodotte tra il 1967 e il 1970. Un successo
improvviso che spinse la Ford ad entrare prepotentemente nell'azionariato della
casa di Modena rilevandol'ottanta per cento delle azioni. La Ford voleva
una nuova berlinetta: sarà la Pantera.
Disegnata dall'americano Tom Tjaarda la Pantera
ebbe moltissime versioni dalla 3 litri denominata "290" alla GT4 da
5700 cc e oltre 500 cavalli passando per la GTS da 350 cavalli. La Pantera è
rimasta sino a pochi anni fa l'unica vettura a motore centrale e scocca portante
prodotta in numericosì alti. Cifre di produzione mai toccate dalla De Tomaso e
che nessuno a Modena aveva fino ad allora realizzato: 2500 vetture l'anno. Anche
nelle gare su pista la Pantera si dimostrò subito imbattibile riuscendo di
arrivare seconda nel 1972 nel campionato Gran Turismo grazie alle vittorie di
Mike Parkes a Imola e di Clay Regazzoni a Hockenheim.
Nel 1973 vennero cedute alla Ford le due carrozzerie torinesi Ghia e Vignale
dove venivano prodotte le Pantera ma Alejandro si riprese la totalità delle
quote azionarie della De Tomaso.
Nello 1970 era nel frattempo uscita una nuova
vettura dalle officine De Tomaso: la Deauville a cui farà seguito due anni più
tardi la Longchamp. Sempre nel 1972 c'è l'acquisizione della Benelli.
Tre anni dopo Alejandro aggiunge un altro mattone
al suo castello: la Maserati.
La Citroen, che controllava la casa del tridente,
attraversava in quegli anni una profonda crisi. La Peugeot decise così di
acquistare il marchio della "due cavalli" ma decise di vendere la
Maserati. Alejandro non si lasciò sfuggire l'occasione e con l'aiuto del Gepi
rilevò nei due anni successivi sia la Maserati che la Innocenti. La Mini
disegnata da Bertone
venne così ereditata da Alejandro. Il 10 luglio del 1981 venne stretto un
accordo con la Daiahtsu per la fornitura di centomila motori, un accordo
straordinario che arriverà addirittura creare a 120 mila unità.
Nello stesso anno venne acquistata la Moto Guzzi.
Nel 1979 debutta la Maserati Quattroporte (AM330) con un motore a 8 cilindri da
4700 cc, che verrà venduto anche all'allora presidente della Repubblica Sandro
Pertini.
Il 1981 è l'anno del Biturbo Maserati. La sua
creatura più celebre. Nel 1984 Lee Anthony Iacocca arriva a Modena dopo aver
lasciato la Ford e chiede al suo amico Alejandro di creargli un coupè
convertibile: la Chrysler-Maserati TC. Verrà prodotta in 7500 esemplari tra il
1987 e il 1990 per il mercato americano negli stabilimenti della Innocenti dove
si costruivano in quegli anni anche le carrozzerie delle Maserati.
Nel '90 viene ceduto il 49 per cento della Maserati
alla FIAT. Nel 1991 anche la Benelli viene ceduta. Nel 1992 viene venduta, ad un
appassionato tedesco, la penultima Pantera, l'ultima è esposta nel museo.
Nel 1993 un ictus ha colpito Alejandro, i medici
gli diedero meno dell'uno per cento di possibilità di salvarsi. Mentre lottava
per la vita decise di salvare la sua creatura. Per fare ciò rinunciò alla
Maserati che cedette integralmente a FIAT. Due anni dopo anche la Guzzi si staccò
da Alejandro. Nacque in quegli anni travagliati la "Guarà".
De Tomaso è oggi l'unico marchio automobilistico
totalmente italiano indipendente. Il suo fondatore si è spento la mattina del
21 maggio dopo una vita intensa e dedicata al mondo dei motori, lasciando una
firma indelebile nel mondo delle quattro ruote e il rimpianto di migliaia di
appassionati.
11/10
21° Memorial Bisulli -
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